Ci son voluti tre anni di campagne di indagini col georadar. Ma ora le memorie dal sottosuolo di San Giovanni in Laterano hanno un’identità chiara. Un patrimonio che racconta la storia della basilica prima che diventasse «la basilica» di Costantino. Serve fare un piccolo salto indietro nel tempo, a quando l’area del Laterano era stata scelta dall’imperatore Settimio Severo (II-III secolo d.C.) per erigere i suoi «Castra nova equitum singularium», ossia la caserma dei cavalieri scelti. Dai sotterranei dell’area della basilica riaffiorano oggi porzioni finora sconosciute del grande corpo della cavalleria imperiale. Un complesso monumentale di oltre cinquemila metri quadrati, in cui sono stati identificati addirittura i «principia», ossia la palazzina di comando della caserma, ma anche l’«aedes principiorum», cioè il sacrario delle insegne e delle bandiere col suo apparato decorativo. Si è potuto ricostruire, così, l’intero complesso militare, compreso il collegamento strategico con l’impianto termale sotto il Battistero.
MILLE SOLDATI
Ne viene fuori, una delle caserme più imponenti dell’impero che ospitava almeno un migliaio di soldati. La scoperta archeologica è frutto di un lavoro d’équipe italo-inglese, formata da Paolo Liverani, Ian Haynes, Salvatore Piro e Giandomenico Spinola, forte della sinergia con l’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturale del Cnr e i Musei Vaticani, ed è stata presentata alla Pontificia Accademia Romana di Archeologia. «Questo è un angolo di Roma molto importante – avverte Liverani – nasce come quartiere di alto livello, basti solo pensare che lì dove oggi c’è l’ospedale di San Giovanni si estendevano gli Horti di Domitia Lucilla dove giocava da piccolo Marco Aurelio. Con Settimio Severo si impianta il grande corpo di guardia imperiale, ma Costantino cambia tutto, dando una svolta alla storia urbanistica della zona, e inaugurando una basilica che diventa polo di attrazione medievale. L’area era conosciuta solo attraverso stampe e fonti, ora la stiamo ricostruendo per visualizzare tutta la sua storia. D’altronde, noi archeologi siamo materialisti come San Tommaso: dobbiamo toccare con mano». Come un puzzle, l’impresa ha messo in collegamento tanti tasselli di un grandissimo mosaico. «Abbiamo documentato e identificato quello che si vedeva ma non si capiva», sintetizza Liverani. Strumento chiave dell’impresa, il georadar con cui sono state identificate altre porzioni della caserma finora sconosciute che si estendono tra la basilica e le Mura Aureliane. «Grazie ai rilievi abbiamo capito che sotto la navata centrale della basilica si trova la cabina di comando decorata con marmi – avverte Liverani – Abbiamo individuato il punto esatto del sacrario delle bandiere che custodiva le insegne dei reparti militari, il luogo più sacro di un corpo militare. Sappiamo oggi che questo ambiente aveva basi per statue e altari».
LA PIAZZA D’ARMI
Bisogna lavorare di fantasia. La caserma era molto più vasta della basilica. Si estendeva dalla linea delle Mura Aureliane fino allo spazio del Palazzo Lateranense. Gli alloggiamenti dei soldati si articolavano su due piani. Oltre la cabina di comando si apriva la piazza d’armi per le esercitazioni. Le terme sotto il Battistero, dell’epoca di Settimio Severo, erano di servizio per la caserma. Non solo. Il georadar ha consentito di riconoscere le strutture dell’Episcopio, l’antica residenza dei papi, nell’area tra il Palazzo Lateranense e la Scala Santa: «Abbiamo individuato le murature originarie della grande aula di Leone III demolita poi da Sisto V – conclude Liverani – una struttura imponente che conoscevamo dalle piante del 1500 e mai testimoniata dall’archeologia».
di Laura Larcan su ilmessaggero.it